Proprio in questi tempi assisto continuamente alle pubblicazioni di colleghi o intellettuali che spiegano, dimostrano come l’amore di coppia sia insondabile, inspiegabile, incontrollabile, e affermano che è giusto che sia così.
Anzi, alcuni in televisione si spingono a dire che è necessario, strutturale, che l’amore contenga in sè la malattia, la patologia.
Da qui proviene, secondo loro, la carica trasgressiva, sovvertitrice, atta a rendere, nella coppia, tutto lecito.
Se fosse così, se si deve aspettare di far emergere i propri fantasmi negativi, sconosciuti, mortali, quando si è in coppia, quando si è innamorati, allora le mie ricerche, sia come psicoanalista sia come scrittore non sarebbero servite a nulla.
No.
Non voglio credere che nella componente d’amore le cose debbano rimanere oscure, ambigue, indefinibili, che non si possa comunicare in modo autentico.
Perchè mi si dice da ogni parte che per far funzionare una coppia occorre la menzogna, il compromesso?
Perchè si afferma che l’amore assomiglia più alla competizione, all’odio, che all’amicizia, alla complicità?
D’altra parte, la vita quotidiana, la realtà in cui viviamo ogni giorno, dimostra che nel nucleo familiare risiede il più alto grado di nevrosi, di violenza. Quasi sempre le storie di coppia sono percorsi sordidi, portati all’autodistruzione reciproca, a una essenziale incomunicabilità.
Perchè tutto ciò?
5 commenti
mi sono sempre chiesta qual’è il limite da non valicare…..quello che dove il raccontarsi tutto, sinceramente e senza ambiguità non vada a ledere quella che è la sfera personale e di solitudine che anche tu dici bisognerebbe sempre mantenere, ancora non ho trovato risposta o la formula giusta….solitamente sono quella che si racconta in tutto e per tutto….ma poi a volte ho anche pensato che non fosse giusto proprio perchè mi sono ritrovata comunque sola anche in questa condivisione….anzi forse anche di più….non so…sto ancora elaborando, sicuramente mi sono anche accorta in un periodo di solitudine di avere sempre comunicato….ma per lo più erano nozioni…pensieri…ideali….forse mi sono accorta di non aver comunicato ciò che doveva essere più importante….le mie paure e le mie emozioni….ma ancora non mi è chiaro.
Ultimamente ho anche scorto aspetti nuovi..e cioè che molti che comunicano al proprio compagno ciò che gli accade è come se scaricassero sull’altro una serie di problematiche che invece dovrebbero risolversi loro magari nella speranza di essere compresi, accettati o perdonati….ma come dicevo prima sono solo sensazioni nuove.
la comunicazione nella coppia esiste nella misura in cui c’è comunicazione con se stessi.bisogna comunicare all’altro un prodotto già elaborato dalla propria mente,il frutto di una ricerca personale, non aspettarsi dall’altro la risposta alle proprie domande, che sono strettamente personali, nascono cioè da una esperienza che nessun altro può mai aver vissuto.la solitudine è una condizione…naturale, dovuta al fatto che ognuno deve percorrere una propria strada insieme ad altri che percorrono però strade diverse dalle nostre. E’possibile uno scambio, una condivisione ma non una fusione..
Io ho capito molte cose sul mio rapporto di coppia, dopo aver letto il libro di Valerio, “terapia dell’amore coniugale”.Ogni volta che ho incontrato persone con problemi di crisi coniugali , ho prestato il mio libro con la raccomandazione di restituirmelo,perchè ci tenevo ad averlo .L’ho dovuto ricomprare tre volte, perchè nessuno me lo ha più restituito… E’ troppo bello! quello che ho capito e sperimentato è che ,spesso le difficolta di comunicazione in una coppia nascono dalla illusione che il nostro partner , sia in grado di appagare le nostre carenze affettive, le nostre paure, le nostre domande. Investiamo l’altro dell’aspettativa di amore e di bisogni che ci portiamo dentro, senza tener conto dei limiti che sono nell’altra persona, la quale a volte, è proprio incapace di cogliere questo bisogno nella forma in cui noi lo sentiamo.Ho raggiunto una certa serenità quando ho cominciato a pensare che la mia felicità non puo’essere legata al fatto che lui mi capisca o meno, ma alla realizzazione di un progetto per il quale sono stata creata.E’ questo che da senso a tutto, non una relazione, che per quanto importante possa essere, non è mai completamente appagante, essendo soggetta alla precarietà ed al limite che contraddistingue la natura finita dell’essere umano.Il rapporto di coppia non è un Idolo, ma una esperienza da vivere, che ci mette a confronto con l’altro,e da questo confronto nasce uno stimolo per aumentare la nostra consapevolezza e quella del nostro compagno di vita e di cammino.
Sono molto d’accordo con quanto scrive Margherita: “la comunicazione nella coppia esiste nella misura in cui c’è comunicazione con se stessi”…non bisogna pensare che l’altro/a possa risolvere i nostri problemi, è solo un compagno/a di viaggio (certo speciale), ma non esclusivo.
Certo ci sono patologie in molte coppie (come la cronaca spesso tragica di questi tempi ci mostra) però io voglio credere che l’amore esiste..l’amore nel senso più generale (di cui quello tra uomo e donna è solo una parte)…mi pare che questo sia anche uno dei nuclei più importanti dei libri del prof. Albisetti: più in profondità della psiche (con le sue patologie) c’è lo spirito, l’amore, quel qualcosa che ci rende a “immagine somiglianza” di Dio.
perchè tutto ciò… io penso che il progetto dell’essere infelici oggi è l’obiettivo della nostra società e cultura imposto dai più forti (con a capo i mezzi di comunicazione) affinchè i malati,depressi,separati,abbandonati,più deboli direi possano essere manipolati al fine di creare denaro… dio denaro… introiti sul male degli altri facendo pensare e che questo sia bene sia amore sia giusto.
ma dove si arriverà?