Lo studio della storia personale, l’analisi della personalità, delle motivazioni, consce e inconsce, dei vari vissuti con le figure genitoriali, parentali, non risolvono il problema, ma divengono luoghi dove riconoscere, interpretare, comprendere meglio la forza e il tipo dei bisogni, delle emozioni, dei sentimenti, dei pensieri che ci attraversano e farli dialogare con la parte spirituale.
Ho compreso bene tutto ciò, dopo quarant’anni di attività psicoterapeutica, quando ho visto il depresso vincere la propria depressione o il maniaco guarire dalle proprie manie, ma nè l’uno nè l’altro riuscivano a essere felici, a essere in pace con se stessi. Noi esseri umani sentiamo felicità o gioia interiore solo quando siamo in contatto con la nostra parte spirituale.
Dopo essersi domandati : “ Perchè?”, pensando alla propria storia personale cercando le chiavi psicologiche per leggerla, si deve passare a domandarsi: “ Che cosa vuol dirmi Dio con ciò che mi sta capitando? “
2 commenti
Caro Valerio il mio vissuto mi sta davanti e riconosco i tanti miei errori commessi per leggerezza o per mancanza di consapevolezza ma da tempo ho preso l’abitudine di scrivere per fissare gli eventi significativi della mia vita o anche i miei passaggi emotivi e quelli di maturazione intellettiva.
Ebbene prima di abbandonare lo scritto “dovevo” interrogarmi sul significato che quel fatto rivestiva per me e trovare una risposta che usciva dalle sequenze concrete, dalle parole dette, trasferendo su un piano più elevato i miei stati d’animo e le mie emozioni. Scrivere per sè e poi rileggersi magari a distanza di qualche giorno, è uno dei modi più efficaci per captare i messaggi nascosti della vita, quello che Dio vuole dirci e che non sempre appare chiaro ed evidente.
concordo pienamente Laura Maria..scrivere una lettera a se stessi…