Secondo la “mia” spiritualità, quella descritta nei miei tanti libri pubblicati in Italia da Ed. Paoline e nel mondo da vari Editori, il processo di conversione, di cambiamento non viene svolto solo nella dimensione della volontà, ma soprattutto nella dimensione psichica, inconscia. Per questo, oltre al pentimento, per me, si deve aggiungere un processo di autoanalisi e di autocritica, di cui dò indicazioni nei miei scritti. Ciò non vuol dire che la conversione si riduca ad una mera tecnica psicoanalitica, perché la meta del cambiamento deve essere sempre il Signore Dio. Tornare a Lui così come da Lui veniamo. La pienezza, la felicità infatti non potranno mai avvenire per opera dell’essere umano, ma di Dio. La storia ci insegna come anche lo scopo più nobile sia divenuto alienante per l’essere umano. Si è ucciso e si uccide in nome perfino della bontà, della libertà, della verità. Per questo il mio Dio è categorico: Io sono il Signore Dio tuo… D’altra parte, bisogna cambiare gli stessi nostri pensieri se vogliamo seguire il Signore. I pensieri degli esseri umani possono parlare di bontà, di verità. di giustizia, di altruismo, eppure questo stesso linguaggio può essere parlato da un io che non ha affrontato se stesso in profondità, alla ricerca dei démoni per poterli chiamare con il loro vero nome e tentare di trasformarli, di depotenziarli. Ben so, come psicoterapeuta di lunga esperienza, che non si cambia mutando le circostanze esterne, ma nel crearne di nuove interiormente. Nel proprio cuore. In profondità.