Stamane, mentre aspettavo l’alba e meditavo su alcuni versetti di Geremia, pensavo a quelle persone che passano freneticamente da un’azione all’altra, tanto per non fermarsi, e mi chiedevo come possono ascoltare le domande profonde che la vita, o meglio la loro esperienza terrena, pone continuamente a loro. Domande profonde che richiedono risposte profonde. La ricerca che consiglio nei miei libri, pubblicati finora dalle Paoline, è un percorso reale che vuole tenere sveglia l’anima e, tendendo a far vedere Dio in continua comunione con l’essere umano, aiuta a trovare speranza e senso nella sofferenza di ogni giorno. Non è necessario essere musicisti per suonare il tamburo. Nè è consigliabile sbarazzarsi dei propri demoni, ma entrare in colloquio con loro, educarli, trasformarli, per non perdere in vitalità.
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2 commenti
Caro Valerio, questo mi conferma nel “bisogno” che sento, specialmente la mattina, di nutrire la mente con del “buon alimento”. Anche per contrastare la tendenza a farmi invadere da pensieri depressivi e cupi che sopratutto appena sveglio mi insidiano, in questo periodo.
Spontaneamente, cercando di alleviare il malessere, ho da tempo cominciato a fare colazione leggendo (e meditando) dall’iPod dei brani da testi tuoi, o di Juliàn Carron (come ti dissi, per me siete parte di uno stesso cammino)… in entrambi trovo una scrittura densissima e importante, in cui ogni parola ha uno scopo preciso. Allora, nella presenza di senso la mente si riposa e si tonifica. Anche per questo ti sono – davvero – grato.
Sono d’accordo, ogni tanto è necessario il “non fare” per sentire qualcosa che altrimenti non si potrebbe.