Soprattutto nelle nostre reazioni , le nostre risposte, i nostri comportamenti, i nostri pensieri di fronte ai problemi recataci dagli altri, dalla vita, ci indicheranno e sveleranno il nostro essere, la nostra vera personalità. In fondo, nel decidere il tipo di reazione sta la nostra libertà.
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23 commenti
Pensavo che il mio modo di reagire di fronte alle aggressioni col silenzio, senza mai perdere le staffe (in apparenza) fosse il “modo giusto” di reagire. E’ così che sono stata educata. Non si manda a quel paese le persone anziane (unici parenti miei in italia:zie, cugina molto più grande di me). In realtà, credo che fosse il segno di una mancanza di coraggio: il coraggio di difendermi, il coraggio di dire quello che pensavo veramente, di pretendere il rispetto. Avevo paura della violenza dei miei sentimenti, da sempre soffocati. Loro odiavano questa mia caratteristica e per un pò l’ho considerato la mia rivincita (qui si dice “chi capisce, patisce”. Mi provocavano in continuazione, sempre di più, ogni volta che non davo importanza alle loro parole. Credevo di essere brava a non cadere nei loro tranelli continui. Mi hanno fatto sapere in tutti i modi, anche per vie traverse: “dille che ci siamo stufati della sua apparente calma. E’ meglio litigare, tirare fuori tutto, ma lei non ce lo permette.” Ho sofferto moltissimo per tutto ciò, mi sono sentita molto sola, anche se sono stata molto aiutata da mio marito e dai suoceri. Il loro affetto malato, carico di gelosia e dinamiche strane mi stava logorando. E poi, nel giorno in cui ho reagito, sono stata condannata come traditrice, esiliata dalla loro presenza. Da quel giorno mi sento libera dalle loro grinfie, ma laddove si arriva a questo tipo di rottura, non è un fallimento? Tu dici Valerio, che nel decidere la nostra reazione sta la nostra libertà, ma questa scelta può portare a grandi sofferenze e solitudine. Qual’è la reazione giusta: la calma, se pure solo apparente, oppure quel dire “basta” e pretendere il rispetto? Mi sentivo vittima e soffrivo, ora sono libera, ma non è nemmeno questa una bella sensazione.
nella mia visione non c’è una reazione giusta o sbagliata, o meglio non solo…ma la reazione deve essere inserita in una dimensione di consapevolezza personale…certamente non è facile, ma , come tu sai dai miei libri, io ho perso da tempo la concezione di facile e difficile, di comodo o scomodo, ma ragiono in termini di coerenza, di integrità, di dignità, di consaapevolezza del proprio incarico, della propria missione, della propria vocazione…
Si, ma questa consapevolezza si raggiunge nel corso del tempo, no?.
Sono scelte, non un andare avanti per inerzia o peggio ancora, un correre e sbattere di qua e di là, senza direzione.
Nel caso succitato, la rottura è avvenuta dal momento che ho preso coscienza di aver dato tutto ciò che ho potuto (abbastanza consapevolmente), di non poter fare nulla per cambiare il loro modo di pensare ed agire, e che non era la mia missione, quella di prendermi addosso certe responsabilità, anche se ci ho provato per 5 anni. Mia zia aveva novant’anni, non era più autosufficiente e così l’ho portata a casa mia. Ogni giorno, in quel periodo, lei cercava di mettere zizzania tra me e mia suocera, che vive al piano di sotto. In quel periodo, mia zia è stata come la goccia che voleva scavare la roccia, ma non è riuscita a scalfirmi. Capivo che la zia era un egoista ed era terribilmente gelosa, e cio nonostante, io mi ero affezionata a questa donna arzilla e creativa. Ma quando ho iniziato a ribellarmi in maniera più chiara ai suoi giochi, ha deciso di andare a vivere con un’altra nipote e con la sua sorella, anche’essa novantenne, a Milano. La mia scelta consapevole di dire “basta” non è stata indolore.
Come sai, conosco poco i tuoi libri, e te lo chiedo a beneficio di altri, che magari ti conoscono poco come me: presumo che a questo punto, tocchi a me dare un senso alla sofferenza che è nata dalla mia scelta. Voglio dire che, quando ci si rende conto della propria dignità e della propria missione, si può (o si deve?) dare un senso a tutto quello che deriva dalle scelte che la cosapevolezza necessariamente comporta?
certo…si deve…e, in genere, tutto ciò provoca solitudine e sofferenza, ma così dev’essere…
..è una scelta di vita..
spesso le reazioni non sono frutto di una scelta ma sono istintive. proprio in questi casi si rivela la nostra vera natura. Ci rendiamo conto che dobbiamo fare ancora molta strada per diventare consapevoli
non so più cosa sia l’istinto..forse non l’ho mai saputo…
E’ molto dura questa visione, Valerio. Ma riconosco anche che è veritiera. Non c’è nulla di più reale della verità delle scelte che ho fatto, e del dolore (ma anche gioia) che queste scelte hanno provocato. Quello che mi manca attualmente, credo, è di fare quell’ulteriore passo decisivo, di non aggrapparmi più alla sofferenza causata dalle mie scelte, perchè anche se in alcuni casi si è trattato dell’unico modo per affermare la mia libertà e l’unico modo per difendermi, (quindi in realtà non avevo scelta), si tratta sempre di una mia decisione.
A proposito del tuo istinto, ho una domanda. Nel tuo libro Da Freud a Dio, scrivi che nel tempo hai sviluppato l’incredibile talento di vedere il ritratto psicologico, o addirittura tutto, di una persona se hai la possibilità di guardarla negli occhi. Dici anche che questa cosa ti spaventa. Ti dico il vero, effettivamente, è una dichiarazione un pò inquietante.
Quando ero ragazza aiutai mio padre a tradurre un libro di testimonianze su Padre Pio, per i frati di S. Giovanni Rotondo. Mentre mio padre mi dettava il testo, nel sentir parlare dello stesso talento del santo da cui ho preso il nome, mi sentivo sollevata che Padre Pio fosse morto, perchè in quel periodo stava avvenendo la mia presa di coscienza sugli abusi subiti, e avevo troppe cose che avrei voluto mantenere nascoste da una mente così penetrante.
Ma, non è questo tuo talento, una forma d’istinto? O forse nel tuo commento qui sopra, ti riferisci all’impulsività? Scusa se sono impertinente, ma trovo questo discorso molto stimolante.
Ecco, … si sceglie. Credo sia segno di “maggiore età”, nel senso di età adulta, nel vero senso della parola. Nn più capricciose pestate di piedi, nn più idealizzazioni o grandi fughe adolescenziali, ma scelte.
Anche “in solitaria”, ma scelte; e senza ammennicolizzati strumenti tecnologici!… Cielo (stellato!), elementi “naturali”, … una navigazione lenta, ma dall’approdo sicuro ad una maggiore consapevolezza di sé!
non sei impertinente…le tue domande mi permettono di farmi conoscere meglio dagli “albisettiani”…più che istinto a me pare che sia un talento che mi sono trovato fin dalla nascita…però non lo uso più…dal 1995 alla morte tragica di mio padre ho smesso di usarlo…e, dopo aver insegnato nelle università straniere, sono rientrato in italia per motivi di salute, ma vivo appartato in un eremo nella campagna toscana….preferisco solo scrivere..per testimoniare la superficialità e il vuoto di questa società…finchè potrò….come vedi pago anch’io le scelte fatte, ma , dopo aver tanto riflettuto, non potrei e non vorrei essere altro…ancor più convinto di combattere con gli scritti la non consapevolezza dilagante..
consapevolezza e libertà…
Grazie della pazienza, Valerio. Si tratta allora, almeno per quanto mi riguarda, ma forse per tutti, di esaminare attentamente quegli elementi di fastidio interiore, che oggi come non mai mi appaiono come “capricciose pestate di piedi” (!..ecco, l’ho ammesso…è un primo passo, vero?) e accettare -anzi, abbracciare il prezzo delle tante scelte fatte negli ultimi anni.
Mi è evidente che nulla di quello che faccio è totalmente puro, e devo anche ingoiare… e abbracciare questo, ma in ogni caso, non devo e non voglio più vacillare a causa del dolore (mio e altrui) suscitato dalle scelte. Sono consapevole che se le cambiassi(cosa inauspicabile quanto impossibile), verrei meno a me stessa (non lo dico in senso egoistico, ma in senso vero). Se prendo un minuto per considerare questa ipotesi, ho la certezza interiore che indietro non si va. Solo avanti, ma con apertura di cuore; solo con la consapevolezza dei miei limiti, ma con la voglia comunque di mettermi in gioco, di imparare sempre; solo non chiudendomi alla grazia, ma condividendola sempre con gli altri. Quell’impronta “diversa” che mi ha sempre contraddistinto non deve essere cancellata (e oggi, l’unico che potrebbe farlo sarei io stessa), anche se mi ha portato perfino ad essere calunniata. In momenti di debolezza, sono stata sul punto di “normalizzarmi” più di una volta nella vita. Ringrazio Dio per avermelo sempre fatto capire per tempo. Ringrazio anche me stessa per essere stata abbastanza “sveglia” per ascoltare.
Nota a me stessa: mantenere sempre e comunque quel canale di comunicazione aperto se voglio viaggiare sicura.
oh valerio! ogni volta che leggo che sei in toscana…. è qui mi dico vicino a me… dove sei?!! come vorrei vederti. ma chissà! forse ci sarà questa opportunità… entrerò in silenzio in punta di piedi come in una cappella, sò che non stai bene e questo me ne duole . non ho pretese nè aspettative. ma alcune volte leggendoti c’è nel mio cuore un desiderio un magnetismo una forte calamita che mi spinge a vederti chissà perchè! o forse sì lo sò. perchè ti sento vicino molto simile a me ai miei sentimenti ed è una cosa così straordinaria per me…allora esiste!
nella mia visione è addirittura il motivo per cui siamo venuti qui: testimoniare chi siamo…
ormai mi sto convincendo che devo fare qualcosa per conoscerci, forse creare un’associazione..un gruppo..non so..non sono bravo nelle organizzazioni..chiederò a marco, il webmaster, di fare un piccolo spazio per mettere i nomi di chi vuole incontrarsi…per quanto riguarda l’eremo è un po’ difficoltoso accedervi..la strada bianca è malmessa…non so..non sono ancora pronto…ma ancora poco…e poi sarò pronto.
E’ proprio vero. Di piu’ — nel decidere l’esistenza della reazione stessa.
Grazie per questo scambio…molto bello…anch’io penso che sia importante nella vita diventare sempre più consapevoli, anche se è molto difficile. Anzi penso che una consapevolezza assoluta non si possa mai avere…ci sarà sempre qualcosa di inconscio dentro di noi. Però bisogna fare il possibile per creare consapevolezza e per vivere il più gioiosamente possibile, nei limiti entro cui le condizioni della nostra vita ci pongono. Per questo penso che difendersi dalle persone che ci fanno del male, anche se ci sono assai vicine, sia una reazione sacrosanta e di consapevolezza.
“ma ancora poco…e poi sarò pronto”…………grazie, grazie, grazie. aspetterò
Caro Valerio, questo nostro camminare verso una sempre maggiore consapevolezza di quel che siamo è bellissimo! Dà gusto e gioia alla vita! Quello che veramente mi fa stare male è rimanere ferma,statica, non cercare di evolvere, non cercare di crescere. E’ una ricerca di libertà, un toglierci maschere, pesi, che ci rende man mano coscienti di quello che siamo, grandissimi e piccolissimi insieme!! Possiamo dire che è un tentativo di camminare verso l’umiltà? Non ho paura di scoprire le mie falle! Ogni passo verso la conoscenza di me è un passo avanti! Ma tutto questo.. con una grande pace dentro, con tranquillità: una consapevolezza totale non sarà mai possibile.. Siamo mistero a noi stessi, no? Mano a mano che mi scopro debole e impiastrona… mi scopro amata, perdonata, voluta, accettata per quello che sono veramente! Le mie reazioni non mi spaventano più quando sono inconsapevoli.. sono consapevole di una certa mia inconsapevolezza! E sento Cristo talmente più forte dei miei meccanismi, delle mie zone di inconsapevolezza che.. con Lui vivo questo cammino di ricerca di me.. davvero con la pace dentro! So in partenza di essere ‘impastata male’ e ogni scoperta anche del ‘brutto’ di me’ è una grande scoperta!! E’ un andare verso la luce!! Verso la Verità! Sai che sono tanto felice?
Magari ci possiamo incontrare in un luogo facilmente raggiungibile per tutti? Come Roma, ad esempio?
E poi, non sarebbe una buona idea aprire un forum sul web?
forse bisognerebbe prima sapere di dove siamo e poi decidere???
“facilmente raggiungibile….sarebbe una buona idea……vorrei,vorrei….”
Non ti chiedo niente,non mi aspetto niente,non pretendo niente anzi scusami se escono sempre delle richieste. siamo umani…mi viene in mente quando gesù scappava a pregare tutto solo e la gente lo rincorreva precedendolo dove andava.Sì hai ragione quando dici mi devi amare…”il cuore è fallace e difficilmente guaribile.”
stamani ho sentito una intervista a Margherita Hack la quale diceva che l’universo è un piano tridimensionale e che l’uomo è costituito della stessa materia delle stelle dell’universo: ferro, calcio ecc..e che questa materia costituisce il 5% dell’intero. il 25% è costituito dalla materia pesante “la forza di gravità” ma il 70% è costituito da una forza che si oppone alla forza di gravità. quest’ultima è in fase di studio viene chiamata forza oscura. mi sono detta chissà perchè a quello che non si conosce viene dato un nome che impressiona oscura. E se fosse la luce? mi è piaciuto tanto ascoltare Margherita la donna della ricerca, dello studio del mistero. mi son detta anche come tutte le discipline portano a Dio.