Ricevo dall’Associazione VALERIO ALBISETTI Scrittore il seguente post:
Solo con il passare degli anni ho compreso che dobbiamo rimanere nella sofferenza il tempo sufficiente per comprenderla, per elaborarla, per trasformarla. Soprattutto per comprendere in profondità come sono fatto psichicamente. Non dobbiamo fuggire subito la sofferenza, essa ci offre preziose informazioni sul nostro inconscio personale, informazioni altrimenti difficili o impossibili da reperire. Guai se non soffrissimo più. Significherebbe essere diventato così freddo, duro, da aver perso l’umanità, il cuore dell’uomo.
Ecco, non vorrei mai augurare a mio figlio di perdere il proprio cuore.
Se lo perdesse, non si emozionerebbe più nel vedere i colori della natura, le voci e i volti delle persone…
Solo questa società competitiva fa credere che si è vincenti, forti, quando si passa in fretta sopra le cose, le persone, soprattutto sopra le sofferenze.
Se avrà successo gli darà senso, se vivrà una sconfitta gli darà senso.
Vorrei, al contrario, far imparare a mio figlio a dare la stessa importanza alle vittorie e alle sconfitte.
( tratto dall’incontro del 2 marzo 2015 tenuto a Padova dal Prof.Valerio Albisetti)
1 Commento
ho sempre odiato la ideologia del “vincentismo” (perdonatemi il brutto neologismo), tipica del mondo del supercapitalismo americano. In base a questa ideologia, Gesù Cristo sarebbe il più grande perdente della storia; invece Egli ci ha dimostrato che la vera gloria consiste nella sofferenza: militia est vita hominis super terram”. E dei “vincenti” sono piene le fosse…..
Stefano