Forse è venuto il momento che chiariamo cosa è per noi la spiritualità..ne ho sempre parlato nei miei libri ed è la mia visione di vita, la mia weltanschauung come dicono a Vienna. In Italia sono stato il primo a conciliare la psicoanalisi con il cristianesimo nei primi anni Ottanta del Novecento. Mi fu dato l’incarico di dirigere la prima collana di psicologia spirituale, su indicazioni dei vertici della Chiesa, da editori illuminati come oggi si chiamano SanPaolo e Paoline. Allora, soprattutto, la psicoanalisi era malvista dalla Chiesa Cattolica, e anche la psicologia. La psicoterapia non era neanche nominata. Non esisteva, almeno nel lessico comune. Ricordo ancora con dolcezza che a quel tempo mi furono date la Direzione di tre collane di Psicologia. Le prime. Le uniche, poi non mi risulta che fu più data la direzione di una collana di psicologia cristiana ad un laico. Era una novità. Fu un successo, il pubblico cattolico, che frequentava le librerie religiose forse perchè più colto, più avvertito e sensibile, desideroso di apprendere, reagì con sorpresa in modo molto positivo e furono tante, tantissime le vendite dei miei libri e degli amici e conoscenti che avevo invitato a scrivere per le collane. Soprattutto austriaci e del nord europa che frequentavo assiduamente, per via dei miei studi e del mio orientamento psicoanalitico. Ora, a ripensarci, non potendo scrivere di psicoanalisi perchè linguaggio troppo ostico e difficile, e per facilitare la riuscita dell’incarico che mi era stato dato di avvicinare il cristianesimo alla psicologia, fui portato a scrivere in modo semplice, comprensibile ai più,di psicologia applicata, concreta, unendo così la mia pratica professionale di psicoanalista e di psicoterapeuta si direbbe oggi, che avevo già avviato da una decina di anni. Certamente, ripensando ai tanti libri che poi ho scritto sulla vocazione e sui talenti o carismi che ognuno di noi possiede, mi accorgo ora che la mia capacità proveniva da un filo rosso che veniva dall’infanzia trascorsa in campagna a leggere e a scrivere, e sulla mia manifesta attitudine a insegnare in parrocchia, ai meno colti, ai più sprovveduti di quel tempo. Ma di questo ne ho parlato già nei miei numerosi libri, finora tutti pubblicati in Italia da Ed. Paoline. Proseguendo sulla definizione di cosa intendo per spiritualità posso dire che che è una visione che comprende una dimensione della realtà, non percepibile coi sensi fisici, dalla quale però si trae lo scopo di vivere, di esistere, ma sempre partendo dal valore personale dell’esperienza di vita, oltre che dai Testi delle Sacre Scritture. Per me spiritualità va oltre a regole formali di fede cattolica o di altre fedi, conosco molte persone che frequentano la Chiesa, ma non sono coerenti con il loro modo di agire. Non si è spirituali solo perchè si va a Messa. Per me essere spirituali deve necessariamente, per definizione, diventare un modo di essere. Di agire. Di praticare. Anche nei piccoli gesti di ogni giorno. E prevede un cammino di crescita interiore. Un lavoro continuo di trasformazione , costante, quotidiano su di sè, nel profondo di se stessi. Sul proprio cuore, fino a cambiarlo se necessario, allontanandolo dalle pretese narcisistiche e onnipotenti del nostro io. Il mio Dio non ci giudicherà se ci siamo uniformati a regole di dottrina, ma come ci siamo comportati nella nostra carne e nel nostro Spirito.
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2 commenti
profondamente vero quanto dici. Il Cristianesimo non è una religione, è una via, la via. Grazie Valerio
Caro Valerio, ora ho capito perché la tua scrittura è così semplice, lineare, di facile comprensione. I tuoi libri si possono leggere d’un sol fiato, tanto sono chiari e trasparenti. Sto rileggendo “Fare centro”. I riferimenti alle Sacre Scritture sono illuminanti. Si intuisce chiaramente un amore per Gesù Cristo commovente, (almeno per me).Un grazie di cuore per la tua costante presenza in questa rubrica. Un abbraccio. A presto.
Valentino